È vero. 

C’era un villaggio. C’era una ragazza di buona famiglia. Lei era una bellezza. Arrivarono le mezzane, ma nessuna riuscì. Non aveva che quindici o sedici anni, quando una sera di primavera stava sulla porta dietro la casa, il braccio appoggiato a un pesco. Ancora adesso si ricorda il vestito che indossava, bianco come la luna. Il giovane uomo che viveva di fronte l’aveva già vista altre volte, ma non si era mai fatto avanti a salutarla. Lui si avvicinò, e, immobile davanti a lei, disse con delicatezza: «Oh, anche tu qui?». Lei non rispose e lui non aggiunse altro. Per un po’ rimasero una davanti all’altro, poi si allontanarono. 

Finì così. 

Il tempo passò. La ragazza fu rapita da un parente e divenne concubina in una terra straniera. Fu rivenduta innumerevoli volte. Sopportati i venti e le onde della vita, da vecchia, ricorda ancora la scena di molto tempo fa. Ancora parla di quel giovane uomo, sotto il pesco, appoggiata a quella porta, in quella sera di primavera. 

Chi incontri, lo incontri tra migliaia e poi ancora decine di migliaia di persone, tra migliaia e poi ancora decine di migliaia di anni, nella sconfinata, incolta, pianura del tempo, non un passo in anticipo, non uno più tardi. Ti imbatti nell’altro, senza dire molto, solo chiedendo con delicatezza «Oh, anche tu qui?». 

Traduzione dal cinese di Qiaomei Tang 唐巧美, Ph.D.

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