Lo scorso agosto Vanni Santoni pubblicava sull’Indiscreto Il destino dell’errante (scritto da lui e disegnato da Midjourney, un’intelligenza artificiale). Dopo aver fornito molti spunti di riflessione, alla fine Santoni si augurava di leggere altre storie realizzate con lo stesso procedimento. Se mentiva, be’ peggio per lui, perché l’ho accontentato.

Qualche doverosa premessa. Confermo la riottosità di Midjourney: al momento, imporle di realizzare immagini consequenziali, o interazioni tra soggetti, è compito più inutile che ingrato. Anche io sospetto che cucire la narrazione addosso alla potenza immaginifica dell’intelligenza artificiale sia il sentiero giusto da seguire – almeno in attesa di ulteriori sviluppi tecnici. Più che indicazioni precise, dunque, ho smontato un mio vecchio racconto e l’ho somministrato all’algoritmo. Ne è emersa una storia ambientata nel deserto, un pastiche letterario piuttosto ectoplasmatico. Lo stile e le suggestioni (a tratti veri e propri plagi) dovrebbero essere molto riconoscibili: Le mille e una notte, Cristina Campo, L’immortale di Borges, il deserto di zucchero del Capitano Orso Blu di Walter Moers, I viaggi di Sir John Mandeville, lo stile di El Greco e le spiagge di Degas. La felice intuizione di inserire il testo a margine, à la taccuino di viaggio, è stata invece di Francesco Quadri. Come è ovvio anche il mio tentativo va preso come un gioco, o un esperimento, ma è anche vero che a furia di lasciar crescere le spore sugli strumenti di lavoro, alla fine si fanno grandi scoperte.

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