Thomas Bernhard aveva un bel problema con Vienna. In realtà ce l’aveva con tutta l’Austria, ma Vienna in particolare l’ha disprezzata e criticata per tutta la vita. Ecco allora un tour per i luoghi della sua Vienna, da quelli odiati, a quelli odiatissimi.
Partendo dall’asburgico quartiere centrale Innere Stadt, pulito e austero, si prende Kohlmarkt, la via più esclusiva e chic della città. Buttandosi giù per una viuzza sulla sinistra, si arriva in Saltburgasse. Al numero due c’è il Bräunerhof, un caffè letterario dall’insegna bordeaux con pochi tavolini in strada, ancora uguale agli anni in cui Bernhard ci andava a leggere i giornali. Una sala anni Venti si affaccia sulla strada da un’unica, grande vetrata. Appena si entra, sulla destra, si nota l’edicola con i Times, Le Monde e Süddeutsche Zeitung (tutti con stecca portagiornali in frassino). Bernhard passava qui quasi tutte le sue mattine intento a leggere i quotidiani, ma la frequentazione assidua – ovviamente – non glielo rende simpatico. E tutte le guide su Vienna mentono quando dicono il contrario. Basta leggere Il nipote di Wittgenstein:
Al Bräunerhof la gente parla o troppo forte o troppo piano per il mio gusto, e il servizio è o troppo lento o troppo veloce. Il Bräunerhof è ostile a tutte le mie esigenze quotidiane.
A cinque minuti a piedi dal Bräunerhof, al numero quattro di Philarmoniker Straße c’è forse uno dei palazzi più famosi di tutta l’Austria: l’Hotel Sacher. Dove Franz Sacher il 9 luglio del 1932 inventò la Sacher. Sacher (l’Hotel, non Franz) che Bernhard amava alla follia, a tal punto da eleggerlo «nostra meta preferita, poiché era perfettamente adatto alle nostre speculazioni». Al Cafè Sacher dell’Hotel Sacher niente letterati, niente suoi simili che vuole evitare «perché ogni volta che posso evito me stesso», ma soltanto doppiopetti ed eleganti signore dell’alta borghesia, quelle “vittime”, come le chiama lui, dei letterati. Al Sacher dice che poteva «trovare tutti i giornali [e] passare ore a studiarli in uno degli angoli confortevoli […] senza essere disturbato». La sala a sinistra era la sua preferita, tranquilla e signorile con i divanetti rossi di pelle. Bernhard al Sacher non si è mai sentito «irritato o depresso o addirittura annoiato», anzi spesso poteva concentrarsi per lavorare a modo suo, «non nel modo di coloro che lavorano nei caffè letterari». Cosa volesse dire, non lo sappiamo bene.
E poi, casa sua. Il luogo in cui ha scelto di vivere e di scrivere, ritirandosi dalla città e dalla vita sociale. Das Bernhard Haus, il rustico della campagna austriaca, a tre ore di macchina da Vienna, circondato da un pugnetto di case che si chiama Ohlsdorf, in Alta Austria. Rustico in muratura che Bernhard ha ristrutturato personalmente e che ha ispirato alcune lunghe, lunghissime!, descrizioni di case presenti nei suoi romanzi, tutte più o meno con la stessa geometria, austera, con le grate in ferro battuto alle finestre minuscole – come l’edificio descritto accuratamente ne La Fornace, dentro cui Konrad, il personaggio ossessionato dalla eterna e mai finita stesura del saggio L’udito, si segrega con la moglie paralitica.
Ci sarebbe poi Salisburgo, la città che «non provoca altro che un senso di soffocamento». Ma è meglio fermarsi qui. Forse, anzi senza dubbio, Thomas Bernhard si sarebbe scandalizzato nell’essere trasformato in un’attrazione turistica, per di più austriaca!