
Padri e fuggitivi, J. S. Naudé, edizioni e/o
In questo romanzo, lo scrittore sudafricano J. S. Naudé segue le vicende di Daniel, uno scrittore omosessuale quasi del tutto inerme rispetto a ciò che gli accade, in balia degli eventi. Il destino sembra portarlo dall’altra parte del mondo, dall’Inghilterra al Giappone, passando per la Serbia. La scrittura è veloce, frammentata, come se fosse sempre sul punto di cadere, ma non cade mai. Come questo protagonista mescolato da conflitti interni che sembrano non trovare soluzione: con il padre, con la sua terra, con la sessualità. Sempre in fuga, non si capisce da cosa, ma si intuisce il perché. Padri e fuggitivi è una storia antropologica, che racconta una generazione e un paese dove la guerra civile ha smosso conflitti interni, incancellabili.

Il tempo delle ciliegie, Montserrat Roig, Mondadori
Pubblicato per la prima volta nel 1977, arriva in Italia Il tempo delle ciliegie della scrittrice catalana Montserrat Roig. Arriva postumo, ma non in ritardo, perché questo libro porta ai suoi lettori un pezzo di storia e uno spirito di libertà che non bisogna dimenticare. Dopo dodici anni, Natàlia torna a casa, a Barcellona, e trova una città ancora scossa, come scossi rimangono i personaggi che le gravitano attorno, la sua famiglia. Questo romanzo ha in sé la poetica delle storie d’amore, e l’emozione suscitata dalla rivalsa sociale. La protagonista è entrambe le cose e molte altre. La voce dell’autrice emerge in ogni piccola storia che compone questo romanzo, scorrevole come una saga familiare e romantico come un atto di ribellione.

Il giorno dell’ape, Paul Murray, Einaudi
Il grande romanzo irlandese? Con uno storytelling impeccabile, Paul Murray ci racconta una storia particolare, che potrebbe essere tranquillamente universale. Il giorno dell’ape racconta della famiglia Barnes e delle sue disavventure; racconta di ogni famiglia, delle meschinità che si celano dietro all’amore. Io devo ammettere le mie colpe: non l’ho ancora letto, quindi forse sto parlando a vanvera. Vedo però il romanzo perfetto per noi amanti delle storie degli altri, quelle lunghe, minuziose, viscerali e, se possibile, con un incipit da imparare a memoria, tipo: «Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l’opera aveva rivolto la pistola contro sé stesso.»

In questo romanzo, lo scrittore sudafricano J. S. Naudé segue le vicende di Daniel, uno scrittore omosessuale quasi del tutto inerme rispetto a ciò che gli accade, in balia degli eventi. Il destino sembra portarlo dall’altra parte del mondo, dall’Inghilterra al Giappone, passando per la Serbia. La scrittura è veloce, frammentata, come se fosse sempre sul punto di cadere, ma non cade mai. Come questo protagonista mescolato da conflitti interni che sembrano non trovare soluzione: con il padre, con la sua terra, con la sessualità. Sempre in fuga, non si capisce da cosa, ma si intuisce il perché. Padri e fuggitivi è una storia antropologica, che racconta una generazione e un paese dove la guerra civile ha smosso conflitti interni, incancellabili.

Pubblicato per la prima volta nel 1977, arriva in Italia Il tempo delle ciliegie della scrittrice catalana Montserrat Roig. Arriva postumo, ma non in ritardo, perché questo libro porta ai suoi lettori un pezzo di storia e uno spirito di libertà che non bisogna dimenticare. Dopo dodici anni, Natàlia torna a casa, a Barcellona, e trova una città ancora scossa, come scossi rimangono i personaggi che le gravitano attorno, la sua famiglia. Questo romanzo ha in sé la poetica delle storie d’amore, e l’emozione suscitata dalla rivalsa sociale. La protagonista è entrambe le cose e molte altre. La voce dell’autrice emerge in ogni piccola storia che compone questo romanzo, scorrevole come una saga familiare e romantico come un atto di ribellione.

Il grande romanzo irlandese? Con uno storytelling impeccabile, Paul Murray ci racconta una storia particolare, che potrebbe essere tranquillamente universale. Il giorno dell’ape racconta della famiglia Barnes e delle sue disavventure; racconta di ogni famiglia, delle meschinità che si celano dietro all’amore. Io devo ammettere le mie colpe: non l’ho ancora letto, quindi forse sto parlando a vanvera. Vedo però il romanzo perfetto per noi amanti delle storie degli altri, quelle lunghe, minuziose, viscerali e, se possibile, con un incipit da imparare a memoria, tipo: «Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l’opera aveva rivolto la pistola contro sé stesso.»